Tango in Campania

 

Francisco Canaro

Francisco Canaro

Nacque il 26 novembre del 1888 a San José de Mayo, paese nella parte orientale dell'Uruguay.

Canaro ebbe enorme importanza nella diffusione e nel consolidamento del tango. Percorse tutta la traiettoria del tango, dalle origini fino al momento della crisi e ne rafforzò la struttura con la sua presenza costante e robusta, che rappresentò uno stabile punto di riferimento. Dice Josè Gobello: “non inventò il tango, non lo fece, non lo rinnovò” però chiunque voglia sapere cos’è l’essenza del tango deve riferirsi a Canaro.

 I suoi inizi si fondono con quelli della storia del tango, tanto che un programma radiofonico della metà degli anni ’50 inventò una frase che divenne famosa: ” De cuando Canaro ya tenía orquesta - Da quando Canaro aveva l’orchestra” per definire fatti molto vecchi.

Canaro ebbe alcune idee che rivoluzionarono il tango: fu infatti il primo che nel 1924 capì l’importanza di coniugare il tango–canzone (da ascolto) con il tango da ballo, e a questo fine inventò il cosiddetto estribillista, ossia un cantante che cantava  solo il ritornello, cosa che rappresentò l’introduzione della voce nel tango da ballo. Un'altra idea di grande effetto fu quella di inserire nell’Orchestra tipica strumenti come la cornetta con sordina, che nei tanghi di Canaro aggiunge sempre un particolare pathos e fa immediatamente riconoscere fra le altre l’orchestra di Pirincho, soprannome di Canaro: gli fu dato dalla madrina prima ancora del battesimo, ed è il nome popolare di un uccello della famiglia dei Cuculidi, caratterizzato da irte piume sul capo.

Da piccolo aveva un'inclinazione particolare per la musica, e anche una bella voce, tanto che nei cori dei figuranti di Carnevale faceva il cantante solista. Ma, in verità, la sua vocazione musicale si realizzò grazie all’amicizia con un vicino calzolaio "Don Chicho", che incominciò a dargli le prime nozioni di musica e Canaro imparò tutti gli accordi della chitarra e questo gli permise, in poco tempo, di poter accompagnare degli amici del quartiere che suonavano il mandolíno ed il violino. Ma quello che veramente lo affascinava era il violino e se ne costruì uno.  Con l'aiuto di un amico passò lunghe ore studiando con quello strumento e imparando vari pezzi facendosi un repertorio di tanghi, valzer e mazurche. Il primo tango che imparò a suonare fu "El llorón".

Nell'anno 1906 debuttò, col suo gruppo tipico composto da violino, mandolíno e chitarra, in un paese della provincia di Buenos Aires. Ritornato a Buenos Aires conobbe un fisarmonicista, Vicente Greco, colui che poco tempo dopo avrebbe attribuito il nome di “Orquesta Tipica” ai gruppi che suonavano tango e che ebbe una grande influenza su Canaro.

Era il 1908 e già appariva evidente che il futuro di Canaro sarebbe stato il tango. Si esibiva all’epoca nei numerosi cafè-concerto del quartiere “La Boca” e il suo nome cominciava ad essere conosciuto. Nel 1910 si unisce al suo amico Greco e dopo varie tournèe cominciano finalmente ad avere il successo tanto desiderato.

Nel 1912 Canaro iniziò la sua carriera di compositore con i tanghi “Pinta Brava” e “Matasanos” , quest’ultimo scritto su richiesta degli studenti di medicina laureandi, che il primo giorno di primavera organizzavano il cosiddetto 'Ballo dell'internato'. Durante uno di questi balli, quando fu scelto per suonare, Canaro prese la bacchetta da direttore d’orchestra per la prima volta.

La sua orchestra fu la prima ad essere ammessa nelle case aristocratiche dove il tango non era mai entrato. Il suo stile musicale non si schierava con qualcuno in particolare, Canaro preferiva adattarsi ad ogni circostanza, trovando sempre il modo di mantenere il suo spazio senza rivaleggiare con altre stelle dell'ambiente musicale.

Formò quindi un nuovo trio col bandoneonísta Pedro Polito ed il pianista José Martínez, questo trio divenne la base della prima orchestra "Pirincho", a cui si unì Rafael Rinaldi come secondo violino e Leopoldo Thompson al contrabbasso. Canaro fu il pioniere che inserì un contrabbasso nell’orchestra di tango. All’inizio il gruppo si chiamò “Canaro-Martinez” e, a partire dal 1916, quando venne ingaggiato dal cabaret Montmartre, solo “Francisco Canaro”.

Durante la sua vita accumulò un tale numero di opere che a tutt’oggi si discute su quante siano effettivamente nate dalla sua ispirazione e di quante, invece, si sia appropriato in cambio di favori o denaro. Ma come sostenne lo studioso dell’argomento Bruno Cespi, ” …. se anche Canaro avesse composto solo il cinque per cento di tutti i brani che ha firmato, sarebbe più che sufficiente per considerarlo un grande. “

Fu uno dei fondatori della SADAIC (Sociedad Argentina De Autores y Compositores de Música), la “SIAE” argentina e si battè affinchè i musicisti potessero godere dei diritti d’autore.

Nel 1917 e 1918 si associò al gruppo di Roberto Firpo per lavorare nel teatro Colón de Rosario, a Santa Fe, durante i carnevali. Entrambi i gruppi si unirono sotto il nome “Firpo-Canaro” e con i due maestri suonavano i migliori strumentisti dell'epoca.

Già nell'anno 1915 Canaro aveva cominciato a registrare. Il suo nome era uno dei più conosciuti del genere, non ci sono dati certi ma il numero delle sue registrazioni è superiore alle 3700 temi (ibidem), anche se qualcuno sostiene che furono fino a 7.000.

Nel 1921, per animare il carnevale nell’ormai scomparso teatro Opera di Buenos Aires, radunò un’orchestra di 32 musicisti, una formazione musicale così numerosa per il tango non si era mai vista fino a quel momento.

Nel 1924 concepì l’idea di inserire un cantante nell’orchestra, anche solo per intonare il ritornello (estribillo, breve tema centrale di ogni tango). Diede così inizio all’epoca degli “estribillistas” o “chansonniers”, il primo dei quali fu Roberto Diaz.

Nel 1926 Canaro, libero da impegni di lavoro, compì un lungo viaggio in Italia, per incontrare la nonna Campana e visitare il paese delle sue origini, un piccolo paese sul Po in provincia di Rovigo, che combinazione, si chiama Canaro..  “Ho cominciato a girarla con una curiosità inquieta, forse a causa della sua grandezza storica. Roma mi ha messo soggezione, mi ha emozionato tanto”, venne poi conquistato dal calore di Napoli e dei napoletani "Credevo che niente potesse attenuare in me le emozioni di Roma. Invece Napoli mi ha stregato con il suo Vesuvio fumante, la gente così vera e simpatica, il clima soave, la tarantella travolgente"….

Quando tornò in patria dopo due anni di assenza, c’erano già altre buone orchestre che incontravano il favore del pubblico, quindi Canaro decise di iniziare una lunga tournèe attraverso l’interno del paese per farsi conoscere in ogni angolo. Poi, quando la radio cominciò a prendere piede, la sfruttò al punto da diventare la più grande stella dell’etere.

Tra i capolavori di Canaro ricordiamo Poema, che continua ad essere uno dei brani più richiesti nelle milonghe di tutto il mondo.

Tra i cantanti più importanti impiegati da Canaro, ricordiamo Roberto Maida (Poema, Casas Viejas, Milonguita, ecc..) ed Ernesto Famá (Tormenta, Todo te nombra, A quien le puede importar, ecc..).
Canaro è anche uno dei due "re" della milonga, l'altro essendo D'Arienzo. Le milonghe di Canaro più riproposte sono quelle più lente (Milonga sentimental, Milonga del 900, Negrito, Silueta porteña, Milonga de mis amores, Milonga brava, ecc..), molto adatte ad essere ballate "con traspié", ossia giocando con i controtempi.

Lo stile tipico di Canaro, soprattutto quello degli anni '30, piuttosto lento e "ciondolante", viene a torto o a ragione identificato con il ritmo "canyengue", anche se a rigor di logica questo termine andrebb usato per tanghi dall'andamento più rapido dal momento che la parola si riferisce ad uno stile antico e sicialmente marginale di esecuzione musicale e di ballo in vigore fino agli anni '20: in quegli anni il tango era più rapido, tipo tango-milonga.

Nel 1956 pubblicò le sue memorie intitolate “Mis memorias”.

Una malattia rara, la malattia di Paget, lo portò alla morte il 14 dicembre 1964.

Bibliografia.

[1] - Tango - Musica per ballare di Vignazia P. Aldo ed Sigillo

http://www.tangoincampania.it/francesco-canaro-